Ladrini - Matteo Pinna

Il termine sardo “ladrini” indica i mattoni in terra cruda, un misto di terra argillosa, acqua e paglia, con cui in passato si costruivano le case in Sardegna. È un materiale semplice che derivava dalla lavorazione della terra del luogo in cui si sarebbe costruito l’edificio.
L’impasto veniva messo in stampi di legno senza fondo di variabili dimensioni in modo da creare dei mattoni. Questi venivano lasciati asciugare al sole per qualche giorno per poi essere adoperati per costruire i muri.
Nella costruzione di questa tipologia di case la pietra veniva utilizzata solamente per la parte del basamento, così da impedire la risalita dell’acqua dal terreno.

Solo intorno agli anni ’70 la terra cruda venne sostituita dal cemento ma recentemente è stata considerata come valida alternativa per la costruzione di abitazioni più sane ed ecosostenibili.

Fra le tante e semplici case presenti nella zona di Oristano, nel comune di Cabras ci sono i resti di una piccola e vecchia casa isolata sulla spiaggia di Portu S’Uedda.

Ciò che oggi rimane di questa casa è il suo spoglio scheletro di muri in terra, inserito in un contesto immacolato completamente disabitato dove il violento Maestrale soffia incessante per giorni interi, portando con sé tutta la salsedine proveniente dal mare. È un rudere che sopravvive alle intemperie, all’azione dell’uomo, allo scorrere del tempo, che ci ricorda un’antica e saggia cultura molto più sensibile al rispetto per il paesaggio.
Un posto dove stare bene.