La città in attesa - Alessandro Guida

Con un testo di Viviana Rubbo

Sospesa fra il mare, il lago e la montagna, Cagnano Varano è uno dei tanti paesi in Italia che negli ultimi decenni ha subito un forte spopolamento: una crescita costante fino al 1991, quando raggiunse 9158 abitanti, per poi subire un declino importante e senza ritorno con i 7000 di oggi. 

La sua collocazione ha da sempre permesso ai suoi abitanti di sfruttare le risorse del territorio basate sulla mitilicoltura (il lago è ricco di cozze e vongole, ma anche anguille e capitoni) e la pastorizia.

Questo equilibrio si è spezzato negli anni ‘50 quando molti abitanti sono partiti per cercare fortuna in Germania, Belgio e Svizzera.

L’attaccamento alle proprie radici ha fatto sì che questi emigrati tornassero in patria qualche decennio dopo e, con i soldi risparmiati durante i lunghi anni di lavoro all’estero, cercassero una forma di investimento sicuro nella propria terra d’origine. Inizia quindi intorno agli anni 70 la costruzione dei nuovi quartieri di Cagnano Varano: palazzine di tre-quattro piani, costruite non per la necessità di rispondere ad una effettiva domanda abitativa, ma piuttosto per porre le basi di un futuro solido per la propria famiglia, tutto mattoni e cemento.

Molte delle nuove palazzine vennero edificate dagli abitanti stessi, che in molti casi avevano lavorato come muratori, imbianchini e carpentieri nei paesi che li avevo accolti, con l’idea di riunire sotto lo stesso tetto l’intera famiglia – comprese le generazioni a venire. Distribuiti sui vari piani, si tratta di veri e propri condomini mono-familiari.

Purtroppo, il desiderio dei padri non sempre rispecchia la volontà dei figli e molti di loro, nati all’estero, non sono mai più tornati in paese lasciando molti di questi edifici solo abbozzati e vuoti.

La struttura urbana è cresciuta a dismisura e la mancanza di pianificazione e i successivi condoni, hanno avuto come risultato un edificato che oggi sembra più un cantiere a cielo aperto che una cittadina dall’atmosfera paesana. Molti edifici sono ancora oggi poco più che scheletri di cemento armato senza tamponamenti, alcuni abitati solo su qualche piano, altri completati ma senza le finiture esterne. Nei quartieri più recenti, costruiti a cavallo del nuovo millennio, mancano ancora le strade e gli edifici sembrano poggiare, in via solo provvisoria, sul terreno sconnesso. 

Le case sembrano vivere in uno stato di perenne attesa, aspettano che qualcuno arrivi e dia un senso a quei mattoni e a quei solai in ombra da cui oggi vedi il mare. Qualcuno che guardi al futuro in questo paese in agonia.

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Nato a Torino nel 1976, dopo la laurea in Architettura, Alessandro Guida esercita la professione in Italia e nei Paesi Bassi dove si trasferisce nel 2008. Fin dai suoi studi universitari si dedica alla fotografia come strumento di indagine e di ricerca delle trasformazioni urbane e del paesaggio  sviluppando progetti in Italia, Paesi Bassi, Danimarca e Cina. Nel 2016 fonda, insieme ad altri architetti e ricercatori, Urban Reports un collettivo internazionale con lo scopo di sviluppare progetti in ambito urbano e territoriale con un approccio multidisciplinare. I suoi progetti sono stati esposti alla Biennale di Architettura di Venezia (edizioni XV e XVI), al Festival di Architettura di Torino (2015), il suo cortometraggio Powerscape è stato selezionato all’Architectural Film Festival of Rotterdam (2020). Con il collettivo Urban Reports ha organizzato vari workshop di fotografia e partecipato a dibattiti e seminari universitari.

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@alessandro.guida


Viviana Rubbo è un architetto con un Master in Rigenerazione Urbana (Facoltà di Ferrara); ha dedicato i primi anni della sua vita professionale impegnata in progetti di rigenerazione alla scala urbana e di quartiere. Dal 2009 vive all’estero dove sviluppa un’esperienza internazionale sui temi urbani e metropolitani. Ha lavorato per l’associazione francese INTA – Association internationale du développement urbain – e poi a Copenaghen presso IFHP – International Federation for Housing and Planning e a Rotterdam presso INTI – International New Town Institute – per cui ha coordinato progetti e attività internazionali in Europa, Asia e America Latina. Assegnataria della borsa di ricerca Bernd Steinacher di Metrex (The Network of European metropolitan regions and areas) tra il 2016-2018 sui modelli di governance metropolitana in Europa, dal 2019 Viviana è anche un Urbact Expert negli ambiti tematici Urban Strategic Planning, Integrated Urban Renewal, Sustainable Housing.  
Nel 2016, insieme ad un gruppo di fotografi, fonda il collettivo Urban Reports che nasce per indagare le trasformazioni del paesaggio contemporaneo attraverso progetti di natura interdisciplinare.

www.paesaggisensibili.org
@viviana.rubbo