Eivissa - Davide Adamo

I primi insediamenti di Ibiza risalgono al Neolitico ma solo durante il più tardo dominio cartaginese vennero fondati una fortezza strategica e un porto naturale commerciale. Durante tutto il corso della sua storia l’isola ha sopportato continue transizioni politiche. Raggiunse il suo apice economico tra XI e XII secolo, per poi subire un decadimento in seguito all’invasione di Maiorca nel 1522.

Solo alla fine del XIX secolo iniziò una lenta ripresa, grazie al contributo di Cuba; dal 1960 Ibiza è diventata un centro della vita notturna europea, con una frenetica crescita turistica. Proprio durante la dittatura di Francisco Franco l’isola rappresentò un luogo sicuro per chiunque avesse voluto eludere le regole del regime per seguire uno stile di vita edonistico. Negli anni ‘70 e ’80 nacquero i primi locali: Pacha, Privilege, Amnesia, Space. Sono  questi i luoghi dove avviene la magia.

La ricerca del piacere sembra contrapporsi al velo di misticismo che ricopre l’isola, segnata dal passaggio di così tante culture del mondo antico. Eppure tutto coesiste perfettamente. Non c’è spiegazione, è così e basta.

Dalt Vila, Patrimonio Unesco dal 1999, è la testimonianza architettonica più evidente delle diverse culture con cui l’isola è entrata in contatto durante la sua storia. È organizzata secondo il classico impianto urbanistico ibizenco: attorno alla chiesa fortificata centrale si sviluppano grappoli di tradizionali case di Ibiza, chiamate “can”. Queste abitazioni presentano un salone centrale, circondato dalla cucina con camino e dalle stanze da letto. I muri sono stati costruiti secondo tecniche di origine cartaginese: presentano due file di mattoni separate da un’intercapedine di sabbia e sono spessi fino a un metro. Le finestre invece, poche e piccolissime, erano realizzate alla maniera araba.

All’inizio del ‘900 sia Gropius che Le Corbusier, quest’ultimo invitato dai dadaisti tedeschi e dai seguaci del Bauhaus, approdarono sull’isola. Entrambi rimasero affascinati dai bianchi volumi architettonici sotto il sole e li presero poi come ispirazione per i loro progetti.

L’ibizenco primitivo aveva già un’idea avanzata dell’architettura moderna, costruita in moduli di calce e pietra, che cresceva funzionalmente con gli spazi, aggiunti man mano che i componenti delle famiglie aumentavano.

Prima di arrivare a Dalt Vila, occorre però passare da Sa Penya, uno dei più antichi quartieri di pescatori dell’isola, dove vivevano le famiglie più povere di Ibiza che non potevano permettersi di abitare dentro le mura. Negli ultimi anni questo luogo è diventato la meta preferita dalla comunità gay, ma la situazione delle abitazioni più interne non è cambiata e troviamo ancora una situazione di degrado e abbandono. Il mio percorso fotografico inizia proprio da Sa Penya, e ripercorre il groviglio di piccole stradine che conducono alla Catedral de Santa Maria de la Nieves, sulla sommità di Dalt Vila. 

Pensando ad Ibiza, la mente va subito al divertimento, ai club, alla trasgressione; ma solo vivendo ed esplorando l’isola si comprende quanto essa sia anche magnetica e spirituale. Perciò era fondamentale mostrare un lato insolito, calmo e desolato di Eivissa. Si, Eivissa, perché così è chiamata dai suoi abitanti in catalano.

 

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Nato e cresciuto nella provincia di Varese, consegue la laurea magistrale in Architettura al Politecnico di Milano. Sin da piccolo grazie alla sua famiglia ha la possibilità di viaggiare in tutta Europa, questo gli ha permesso di osservare ambienti differenti da quelli in cui ha sempre vissuto. Col tempo inizia ad analizzare quei luoghi, ed in particolare l’architettura, attraverso la fotografia.

Attualmente è un fotografo e un videomaker, ma l’architettura rimane parte essenziale della sua quotidianità.

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