Carcheology - Luca Piffaretti

Carcheology nasce da una domanda semplice quanto provocatoria: quando le automobili non esisteranno più, che destino attende l’enorme reticolo di infrastrutture costruite per permetterci di spostarci?
Questa serie fotografica è un viaggio in un futuro prossimo, in un mondo che ha appena detto addio alle auto e dove strade, ponti, garages e stazioni di servizio ancora dominano il paesaggio.

Lo fa esplorando la zona dell’estuario del fiume Severn, Regno Unito, tra il Severn bridge e il Prince of Whales bridge. Un territorio ambiguo e affascinante, dove la mano dell’uomo a volte resiste e altre volte si piega alla forza primordiale dell’acqua. Lì, come un archeologo del domani, ho cercato tracce di un mondo che sta cambiando — ma non è ancora sparito.

Viaggio distopico? Può essere. Ma questa zona, dove le maree possono raggiungere i 12 metri, rimodellando il paesaggio giorno dopo giorno, ha già vissuto trasformazioni epocali nel modo in cui le due rive del fiume, che segna il confine tra il Galles e l’Inghilterra, erano collegate. Per secoli, le rive del Severn erano punteggiate da attracchi dai quali partivano barche piene di merci e persone. Poi l’arrivo del treno e la costruzione nella seconda metà del XIX secolo di un tunnel tra Caldicot in Galles e Severn Beach in Inghiltera, ridussero notevolmente il trasporto via acqua, che scomparve del tutto dopo la costruzione del primo dei due ponti autostradali nel 1966. Oggi, i vecchi moli di pietra e legno giacciono dimenticati, assorbiti dal fango e dall’acqua dell’estuario. Ma il cemento? Che ne sarà di lui, quando l’era dell’auto sarà finita?

Carcheology è parte di una più ampia indagine intitolata Where the Flow Ends e firmata Mass, collettivo londinese impegnato a rileggere l’ambiente antropizzato attraverso la fotografia. Il progetto si concentra sul fiume Severn, il più lungo e uno dei più inquinati del Regno Unito. Lungo il suo corso, la vita umana, l’industria e la natura sono fiorite per poi decadere a ondate, riecheggiando il regolare movimento delle maree del Canale di Bristol.

L’estuario del Severn è testimonianza di come i progetti umani di sbarramento, attraversamento e canalizzazione del suo flusso, dettati da esigenze agricole e industriali, lo abbiano stravolto, allontanandolo dalla romantica bellezza della sua sorgente. Il suo stato attuale, meccanizzato e altamente controllato, appare distante dalla nostra percezione idealizzata di un fiume come elemento naturale portatore di vita, ponendoci di fronte a una domanda: come sceglieremo di rapportarci con il fiume in futuro?

Quel che emerge da Where the Flow Ends è un nuovo repertorio visivo, un tentativo di restituire al Severn un senso di magia e mitologia capace di stimolare una rinnovata cura per il fiume.

© FA — Fotografia dell’Architettura, Sguardi Contemporanei 2025, Luca Piffaretti

Dopo aver conseguito un Master in fotogiornalismo presso la University of Westminster di Londra, Luca ha iniziato a documentare l’ambiente costruito, unendo lavori commerciali per architetti e interior designer a progetti personali incentrati su un’esplorazione psicogeografica del suo intorno.
Nel 2019 ha co-fondato MASS insieme a Francesco Russo e Henry Woide, collaborando a progetti come Londons e Where the Flow Ends, oltre a curare una serie di workshops intitolata Hackney Urban Survey.
È recentemente tornato a vivere nella sua città natale, Mendrisio (Svizzera), dove si dedica alla documentazione di progetti a lungo termine di riqualificazione urbana e valorizzazione del paesaggio naturale.

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