Scenografie - Daniele Zipeto

Con un testo di Davide Libretti

Nelle città esistono dei luoghi “segreti” da cui, se raggiunti, è possibile osservare un assetto dello spazio urbano, per gli abitanti stessi, “irreale”. Credo sia proprio questa la capacità del fotografo: conoscere intimamente i luoghi da cui poter osservare una realtà nascosta. Ammirando Il seguente lavoro fotografico ho intuito la volontà dell’autore di comparare il “palinsesto” architettonico della città di Milano con l’idea di “scenografia”. Ho pensato, in particolare, all’opera di Sebastiano Serlio. Non v’è alcun dubbio che quest’ultimo, con le tre incisioni di “scenografie” (satira, commedia e tragedia) tratte dai “Cinque libri dell’architettura”, illustri delle città idealmente “finte”.

L’ambiguità percepita da queste rappresentazioni nasce dalla prevedibile sovrapposizione delle facciate degli edifici, disposte secondo un ordine decrescente verso un punto di fuga irrealmente centrale. Si prova la sensazione di essere costretti a guardare, senza alternativa, in una precisa direzione, l’unica possibile per visualizzare l’infinita profondità della strada urbana (tridimensionale) stampata su un foglio di carta essenzialmente piatto (bidimensionale).

Questa serie di scatti milanesi trovo dimostri la Milano “irreale” del fotografo, dove gli edifici da grandi diventano ludiche miniature e i paesaggi urbani sono confinabili nei limiti di un teatrino.