Osservatorio su un paesaggio - Flavia Rossi

Con un testo di Ciro Marco

«O conchiglia marina, figlia/della pietra e del mare biancheggiante/tu meravigli la mente dei  fanciulli» così recitava Alceo nel VII sec a.C. e la lirica, tradotta in italiano da Salvatore Quasimodo,  divenne oggetto di studio del liceale Aldo Rossi che riuscì a coglierne i problemi relativi alla forma,  alla materia, alla fantasia e alla meraviglia, decidendo così di intraprendere la strada tortuosa e  affascinante dell’architettura. L’episodio, raccontato più tardi nella sua “Autobiografia scientifica”, è  uno dei tanti esempi di come la vita quotidianamente ci dimostra di avere più fantasia di noi.  Coincidenze fortuite o più o meno ricercate ci ricordano quanto ciò che accade è sì frutto della Fortuna, ma per metà anche del nostro libero arbitrio. Una visione chiaramente machiavelliana che in breve (e senza ricorrere all’esoterismo) ci giustifica nel credere che le cose nelle quali inciampiamo non sono necessariamente solo frutto del caso, e che vale per il lavoro di Flavia Rossi qui presentato. Le infrastrutture e gli esiti del terremoto sulle architetture rispondono a quella  raccolta di immagini che in modo trasversale affrontano il tema della fragilità del territorio. Le  fotografie pubblicate, raccolte singolarmente o che fanno parte di altri lavori, non appartengono ad  un corpus unico ma vengono presentate in questa inedita sequenza proprio in quanto esito di vere  e proprie suggestioni che negli anni si sono raccolte, sedimentate e che vengono riportare senza  quindi la necessità di una spiegazione didascalica o ancestrale. Gli scatti sono pensati per essere  autonomi da qualsiasi racconto a posteriori e questo perché la loro autrice è figlia (o meglio nipote) di quella scuola che vede nell’osservazione la più importante educazione formale. Come per Aldo Rossi nel fare l’architettura, allo stesso modo Flavia Rossi fotografa ritornando su oggetti,  situazioni, infrastrutture o frammenti di edifici, ricostruendone tra immaginazione e memoria “la  scena fissa delle vicende dell’uomo”.

Che si tratti delle puntellature che ornano una chiesa  esanime, di due speroni sopravvissuti che si fronteggiano, di una griglia metallica che sostiene Santi e Madonne o di una struttura in tubolari che diventa la cornice per una gita di famiglia, tutto diventa uno strumento per riflettere sulle difficoltà del territorio da un punto di vista contemplativo.

 

Guarda l’intervista a Flavia Rossi su Youtube 
Ascolta l’intervista a Flavia Rossi su Spotify

Nel 2016 si laurea in architettura con Stefano Catucci e una tesi in Estetica del Paesaggio presso l’Università La Sapienza di Roma e partecipa alla residenza Manufatto in situ 10 a cura di Via Industriae. Nel 2017 consegue con lode il Master IUAV in Photography a Venezia con Stefano Graziani, conclude un tirocinio presso l’ICCD a Roma e vince il Premio Aldo Nascimben. Nel 2018 è selezionata per la residenza The Hidden City a cura di Cloe Piccoli, evento collaterale di Manifesta12 a Palermo e per il Global Youth Culture Forum a Jeju a cura di UCLG. Nel 2019 studia presso l’ISSP in Lettonia, è in residenza per l’associazione Falìa a Lozio, per The Photo Solstice 2 con Marco Delogu presso l’Isola dell’Asinara e per la Biennale del Design di Lubiana presso il museo Mao. È selezionata per il Premio Artivisive San Fedele di Milano e per It Makes Art, a cura dell’Ambasciata Italiana a Madrid, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid e il festival Photo España. Vince il bando pubblico Atlante Architettura Contemporanea, a cura della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBACT, Triennale e MUFOCO. Nel 2020 è nominata per Plat(t)form organizzato da Fotomuseum Winterthur e per la terza edizione del Premio Gabriele Basilico con il progetto Nuovo Patrimonio, che inoltre sarà esposto al Festival BFF di Mantova nel 2022. Nel 2021 è tra i candidati per la Borsa Italian Fellowship dell’American Academy a Roma. 

www.flaviarossi.it
@fro.ssi