Chandigarh, frammenti di un'utopia modernista - Roberto Conte

Nel 1947 la partizione del Punjab privò l’India dell’importante centro urbano di Lahore. Era necessario costruire una nuova città che fungesse da capitale per due stati indiani del Punjab e dell’Haryana e che fosse al contempo in grado di mostrare il dinamismo e la modernità della nuova India. Fu così che nacque Chandigarh, uno dei luoghi più iconici nella storia dell’architettura moderna.

Per realizzarla furono chiamati inizialmente l’urbanista americano Albert Mayer e l’architetto polacco Maciej Nowicki (che lavorarono a un progetto influenzato dalle città giardino, accantonato in seguito alla prematura scomparsa di Nowicki), dopodiché un team diretto da Le Corbusier che comprendeva suo cugino, Pierre Jeanneret, e la coppia di architetti britannici Edwin Maxwell Fry a Jane Drew. Pierre Jeanneret in particolare dedicò quasi completamente il resto della sua vita all’incarico, tanto da chiedere di disperdere le sue ceneri nel lago locale, il Sukhna. Un elemento non sempre ricordato è che al gruppo di architetti occidentali si affiancarono molti colleghi indiani. Il trasferimento degli europei nella località in cui sarebbe sorta Chandigarh durante il periodo di lavoro (da cui fu esentato il solo Le Corbusier) fu infatti una precisa richiesta contrattuale delle autorità indiane, che consideravano il progetto come una straordinaria occasione formativa per una nuova generazione di architetti locali.

Chandigarh è caratterizzata da una suddivisione gerarchica delle funzioni urbanistiche, con una griglia composta da strade a rapido scorrimento che separano nettamente settori di dimensioni omogenee. All’interno di questi, le singole componenti architettoniche rappresentano ancora oggi dei caratteri distintivi che identificano le caratteristiche delle singole zone (residenziali, ludiche, commerciali o istituzionali). Accanto al celeberrimo Capitol Complex di Le Corbusier, l’esplorazione di Chandigarh rivela quindi un numero elevatissimo di strutture moderniste, spesso quasi dimenticate seppur sorprendenti, in cui si alternano firme europee o indiane. Oltre a dettagli ricorrenti troviamo quindi oggetti architettonici assolutamente unici, come la torre del Centro Studentesco dell’Università del Panjab, la rampa di uno stadio di periferia o il Gandhi Bhawan di Pierre Jeanneret. 

A distanza di decenni dalla sua costruzione, il dibattito sugli effetti del modello urbanistico adottato a Chandigarh è ancora aperto, ma i tanti progetti realizzati sono tuttora in grado di stimolare un grande interesse, architettonico e visivo, e fanno percepire ancora il fascino peculiare e unico che questo luogo esercitò sullo stesso Pierre Jeanneret.

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Roberto Conte (1980) inizia a fotografare nel 2006 esplorando luoghi abbandonati, partendo dall’hinterland milanese per poi ampliare gradualmente il suo raggio d’azione in molti altri Paesi. Alla passione per l’esplorazione urbana associa ben presto l’interesse per la fotografia di architettura focalizzandosi in modo crescente sugli edifici del XX secolo, dalle strutture razionaliste al modernismo del dopoguerra, sviluppando in questo contesto approfondimenti in particolare sul brutalismo e il modernismo sovietico, fino all’architettura contemporanea.

Collabora con accademie, architetti, artisti e studi di design e le sue foto sono state pubblicate da diverse testate tra cui The Guardian, CNN, Domus, Designboom, ArchDaily, AD, Repubblica, oltre che su svariati libri tra cui “Atlas of Brutalist Architecture” (Phaidon Press), “This Brutal World” (Phaidon Press), “Yerevan Architectural Guide” (DOM publishers) e ”Concrete Concept” (Frances Lincoln). Nel 2019 insieme a Stefano Perego ha pubblicato il libro “Soviet Asia” (FUEL), dedicato alle architetture moderniste sovietiche in Asia Centrale, mentre nel 2021 è stato pubblicato il libro “Aurelio Galfetti. Costruire lo Spazio” (Mendrisio Academy Press – Silvana Editoriale), che include sue fotografie di tre progetti di Galfetti.

Ha tenuto lecture e conferenze su esplorazione urbana e fotografia di architettura presso il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Milano, La Sapienza di Roma, lo IUAV di Venezia, la Royal Academy of Architecture di Copenaghen, Almaty (Kazakistan) e diversi istituti in Russia (Mosca, Nizhny Novgorod, Togliatti, Ulyanovsk, Kazan).

www.robertoconte.net
@ilcontephotography