381cm - Giovanni Cappiello

Poco meno di quattro metri. È la distanza che dovrebbe aver percorso il cantiere per il raddoppio della Tiburtina nei tre giorni del weekend di Ferragosto del 2022 in cui ne ho esplorato il tratto tra Rebibbia e il Grande Raccordo Anulare di Roma. Questo naturalmente se i lavori fossero finiti in quei giorni di mezza estate, e avessero proceduto con la platonica regolarità di una media aritmetica durante i quattordici anni che separano queste immagini dal primo colpo martello pneumatico.

Ma il progetto infinito del raddoppio della Statale 5 tra Rebibbia e Settecamini non è ancora terminato e le sue interruzioni sono state tante, e non solo per le ferie e i fine settimana: fallimenti delle ditte appaltatrici, cause giudiziarie e ricorsi, esaurimento dei fondi, ritrovamenti archeologici hanno bloccato a volte per mesi la geometria di una delle più frequentate arterie di Roma dopo averla disegnata in configurazioni spesso impraticabili, intasando il traffico e costringendo gli automobilisti a estenuanti serpentine tra new jersey, restringimenti e cambi di carreggiata.

Pur con le sue discontinuità, il cantiere ha modificato il paesaggio del quadrante di Nord-Est della periferia romana e ancora continua a farlo. Pochi giorni dopo la realizzazione di questi scatti le transenne si sono spostate, le scavatrici e i martelli demolitori sono andati un po’ più in là, a bucare punti che in alcuni casi sembravano già terminati; queste immagini rappresentano quindi un’istantanea dei lavori in una fase ormai avanzata, anche se questo può dire poco sulla effettiva data di conclusione.

Aver scelto per la realizzazione uno dei rarissimi momenti in cui l’arteria si presenta senza traffico e persone – chi vive a Roma e la frequenta sa quanto sia congestionata a tutte le ore del giorno e in tutti i giorni della settimana – permette di osservare in che modo lo scenario dell’area si configuri in base alle sole caratteristiche infrastrutturali, e come l’andamento tipico dei non-luoghi periurbani conviva con una confusa tensione verso tracce di involontaria bellezza.