A second home - Giacomo Biassoni
Un forte legame unisce le terre della Gallura alle vicende di un ramo della mia famiglia, quello materno.
Sono tre le generazioni che hanno vissuto i luoghi di questa regione del nord della Sardegna. Mia nonna, originaria di Tempio Pausania – capoluogo storico gallurese – è un Anfossi i cui avi migrarono, per motivi di affari, dalla Costa Azzurra a metà del XIX secolo. Il presunto “capostipite” della famiglia, un impresario di Cannes, è tra i pionieri del nascente commercio del sughero che avviene tra Francia e l’allora Regno di Sardegna. Nel tempo, si sviluppa un’industria che costituirà una delle rare eccellenze “Made in Sardinia”. Con tutta probabilità, questo Anfossi d’Oltralpe, era un suo prozio.
Il padre, invece, anch’egli originario del sud della Francia lavora durante il ventennio fascista e del cosiddetto periodo “autarchico” ad importanti opere infrastrutturali che cambiano il paesaggio sardo: gli sbarramenti del fiume Tirso e del Coghinas.
Ai racconti di mia nonna dell’infanzia si uniscono quelli dell’età adulta, di una Sardegna ancora vergine, della “tanca” di Padulo venduta alle famiglie del sughero e di quando ci si poteva comprare, con pochi soldi, i terreni Cala di Volpe, prima dell’arrivo dell’Aga Khan e della nascita della Costa Smeralda.
Così, calpestare e rincorrere ogni singolo angolo di questa terra fatta di granito e fitta macchia mediterranea diviene un tentativo di cercare il mio piccolo spazio isolano e gallurese all’interno del mio albero genealogico.